Il jazz e il sax: Un'accoppiata perfetta!

Il suono del jazz, l'anima del sassofono

Le origini del jazz sono profondamente radicate nel paesaggio sociale e culturale unico di New Orleans tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo. Spesso descritta come il "melting pot" dell'America, New Orleans era una delle poche città in cui persone di origine africana, caraibica, francese, spagnola e creola vivevano in stretta vicinanza, condividendo lingue, tradizioni e, soprattutto, musica.

Dopo la Guerra Civile, l'abolizione della schiavitù diede vita a importanti cambiamenti sociali in tutto il Sud americano. A New Orleans, questo cambiamento portò a un maggiore scambio culturale tra gli afroamericani precedentemente schiavizzati e i creoli liberi di colore, molti dei quali avevano una formazione classica come musicisti. La città aveva da tempo abbracciato una vivace tradizione di bande di ottoni e la musica permeava la vita quotidiana, ascoltata durante i funerali, le celebrazioni, le parate in strada e le funzioni religiose.

Un luogo chiave per il primo sviluppo del jazz è stato Congo Square, situato nel quartiere di Tremé. Fin dal XVIII secolo, questo spazio aperto era servito come luogo di ritrovo dove gli africani schiavizzati potevano suonare i tamburi e ballare la domenica. Queste esibizioni conservavano elementi essenziali dell'eredità musicale africana: voce e risposta, poliritmi e improvvisazione, tutti elementi che in seguito avrebbero costituito la base ritmica ed espressiva del jazz.

Con l'inizio del XX secolo, le tradizioni musicali africane iniziarono a fondersi con altri stili popolari americani come il ragtime, il blues e la musica delle marching band. Questa convergenza creò una forma musicale nuova e dinamica. Gli artisti di strada, i pianisti dei saloon e i membri delle brass band contribuirono al genere emergente improvvisando melodie su ritmi sincopati. Tra gli strumenti comuni di questi primi ensemble c'erano cornetta, pianoforte, clarinetto, tuba, banjo e batteria.

Una delle prime figure che ha lasciato un segno duraturo in questo nuovo sound è stato il cornettista Buddy Bolden, rinomato per il suo tono potente e lo stile di esecuzione spontaneo. Sebbene non esistano registrazioni di Bolden, il suo ruolo nel plasmare il linguaggio improvvisativo del jazz è leggendario. Un'altra figura influente fu Jelly Roll Morton, pianista e compositore che notoriamente sosteneva di aver "inventato il jazz". Fu tra i primi ad annotare le composizioni jazz, dando struttura a una forma che in precedenza aveva prosperato sulla spontaneità.

Nei primi anni del 1900 iniziò a prendere forma uno stile distintivo oggi conosciuto come jazz "Dixieland". Associati all'approccio collettivo di improvvisazione delle bande di New Orleans, gli ensemble Dixieland erano in genere composti da cornetta, trombone, clarinetto, tuba o basso, banjo e batteria. I musicisti improvvisavano a turno su una progressione di accordi condivisa, mantenendo una pulsazione ritmica costante, segno distintivo del primo jazz.

Nel 1917, l'uscita di Livery Stable Blues della Original Dixieland Jass Band segnò quella che molti considerano la prima registrazione jazz. A quel tempo, il jazz aveva già sviluppato alcuni tratti stilistici fondamentali: sincopi, note blu, espressività emotiva e improvvisazione collettiva.

Grazie ai collegamenti portuali e ferroviari di New Orleans, il jazz si diffuse rapidamente oltre la Louisiana, viaggiando lungo il fiume Mississippi verso città come St. Louis, Memphis, Chicago e New York. L'adattabilità della musica le permise di fiorire ovunque si riunissero i musicisti, soprattutto nelle comunità che abbracciavano la libertà artistica e la diversità culturale.

Il jazz si evolve: Dallo swing al bebop e oltre

Con la crescita della sua popolarità, il jazz si è evoluto in vari stili, ciascuno caratterizzato da caratteristiche musicali uniche e da un significato culturale:

Epoca dello swing (anni '30-'40): Caratterizzato da big band, ritmi ballabili e sezioni arrangiate. Leader come Duke Ellington, Count Basie e Benny Goodman portarono il jazz nelle sale da ballo e nelle radio di tutta la nazione.

Bebop (anni '40-'50): Reazione alla natura commerciale dello swing, il bebop era complesso, veloce e altamente improvvisato. Pionieri come Charlie Parker, Dizzy Gillespie e Thelonious Monk trasformarono il jazz in una forma d'arte che richiedeva una certa padronanza tecnica.

Cool Jazz, Hard Bop e Jazz modale (anni '50-'60): Questi sottogeneri aggiunsero nuove strutture e influenze. Miles Davis, John Coltrane, Art Blakey e Cannonball Adderley esplorarono scale modali, elementi gospel e toni più sottili.

Free Jazz e Fusion (anni '60-'70): Artisti come Ornette Coleman e Herbie Hancock sfidarono le convenzioni musicali, incorporando elementi di rock, funk e musica elettronica.

 Il viaggio del sassofono nel jazz

Sebbene non fosse presente nei primi ensemble di New Orleans, il sassofono sarebbe presto diventato uno degli strumenti più iconici ed espressivi della storia del jazz. Inventato negli anni '40 del XIX secolo dal costruttore belga di strumenti Adolphe Sax, il sassofono fu inizialmente progettato per uso militare e classico. Tuttavia, la sua ricca tavolozza tonale, la sua qualità vocale e la sua flessibilità lo rendevano ideale per lo spirito improvvisativo del jazz.

Con la migrazione del jazz verso nord all'inizio del XX secolo, il sassofono iniziò a sostituire il clarinetto in molti ensemble. La sua ampia gamma dinamica, la capacità di articolazione e l'abilità di piegare e colorare le note gli permisero di catturare la profondità emotiva e la complessità ritmica del genere.

Nell'era dello swing, il sassofono era diventato essenziale nell'orchestrazione delle big band. Le sezioni di sassofoni divennero standard nei gruppi guidati da Duke Ellington, Count Basie e Benny Goodman. Notevoli musicisti come Johnny Hodges e Ben Webster stabilirono nuovi parametri di riferimento per il fraseggio, il tono e l'interpretazione lirica sui sassofoni contralto e tenore, consolidando il ruolo centrale dello strumento nelle performance d'insieme e da solista.

La rivoluzione bebop degli anni '40 diede ulteriore risalto al sassofono. Charlie Parker, noto come "Bird", ridefinì il sassofono contralto con la sua tecnica virtuosistica e le sue improvvisazioni armonicamente avanzate. Allo stesso tempo, i sassofonisti tenore Coleman Hawkins e Lester Young offrirono approcci contrastanti ma ugualmente influenti: Hawkins con il suo fraseggio robusto e verticale e Young con il suo suono più leggero e melodico.

Negli anni '50 e '60, il sassofono divenne un mezzo per una profonda esplorazione artistica e spirituale. John Coltrane, uno dei sassofonisti più venerati nella storia del jazz, ha spinto i confini dello strumento attraverso il suo lavoro nel jazz modale, nell'hard bop e nel free jazz. Il suo storico disco A Love Supreme rimane uno degli album più celebri e trascendenti del canone jazzistico.

Anche quando il jazz si è evoluto verso la fusion, l'avanguardia e gli stili contemporanei, il sassofono è rimasto in prima linea. La sua adattabilità gli ha permesso di prosperare in tutti i generi, dagli assoli elettrizzanti di Michael Brecker, alla fresca raffinatezza di Paul Desmond, fino all'arte sperimentale di Ornette Coleman e Pharoah Sanders. Oggi, il sassofono continua a plasmare il futuro del jazz.

Miles Davis - All Blues (Audio ufficiale)


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    Team musicale Odisei

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